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Come un partitura musicale

Se la cultura d’impresa fosse una partitura musicale, bisogna necessariamente conoscerne alla perfezione il posizionamento delle note sul pentagramma e le loro possibili variazioni, quindi una buona infarinatura di teoria musicale è assolutamente necessaria per poter carpire i segreti di melodie ed accordi. Cosi dicono i grandi musicisti.

Ogni azienda sviluppa la propria cultura d’impresa e nessuna può dirsi sbagliata. Non c’è una cultura giusta, anche perché dovremmo metterci d’accordo su quale definizione darle. E che sia precisa ed univoca, valida per tutte le realtà economiche ed organizzative.

Improbabile! La cultura d’impresa è, semplicemente.

C’è una storia da raccontare, valori meriti e virtù, qualità e prestigio da sostenere, la propria vocazione, obiettivi da perseguire, la propria immagine: in una sola parola, identità.

Ed è curioso come spesso “l’identità” cioè, quel senso e quella consapevolezza di sé come entità distinta da altre e continua nel tempo, venga spesso derisa e sbeffeggiata. Naturalmente, se il fine è istituzionalizzare una “struttura” economica che consegni i singoli governi nelle mani del sistema finanziario globale, e non per la salute e il benessere di noi cittadini, ma per l’ampliamento di un potere che garantisca un controllo sempre più minuzioso della vita di gran parte degli abitanti di questo pianeta.

Qualche problema potrebbe nascere nel momento in cui una cultura aziendale si pone intenzionalmente in contrasto o si rende volutamente incompatibile con “qualcosa” (genericamente chiamiamolo in questo modo).

E’ già successo…. poi si ritratta, ci si corregge, si giustifica…. ci vuole coraggio anche per affermare un’identità, l’essere quello e non altro è una scelta.

E una scelta chiara vuole audacia, valore e determinazione. In ogni caso, un’azienda deve elaborare il proprio modello di cultura, unico ed irripetibile.

Unico e irripetibile?

Forse, credo di si…. lo spero…. ma su questo non c’è da metterci la mano sul fuoco, non lo consiglio, almeno dal mio punto di vista. Alzi la mano chi non ha copiato o tentato di farlo ad un esame (uno qualsiasi, uno dei tanti). Un terzo dei maturandi lo fa.

Una volta chiusa la cartella e consegnato il compito rimane quella voglia. Una tendenza. Siamo fatti cosi, perché negarlo: un popolo che si arrangia, che prova a farcela, che di fronte a una difficoltà prova a superarla.

Una qualche riflessione dovremmo pur farcela se molte aziende sentono la necessità di “copiare”. Forse va preso atto che per molte di loro il mercato sta diventando troppo difficile e la comunicazione troppo complessa per poter serenamente competere con altri. Non è cosi? Nessuna azienda copia? Accendi il televisore e “goditi” la pubblicità trasmessa e poi ne riparliamo.

Ora, per un momento ognuno immagini la propria cultura.

Cos’è, un complesso armonico di suoni e voci? Assomiglia alla “Sinfonia dei mille” di Mahler che necessita di almeno 400 esecutori, difficile da eseguire ma straordinariamente affascinante? C’è un direttore d’orchestra, o i vari movimenti sono eseguiti a memoria da tutti? Tutti sanno la loro parte? Improvvisare si può, è visto di buon occhio, scoraggiato o addirittura punito perché fuori dalla norma? E’ forte? Può spingere al massimo? Rompe i paradigmi? E’ una legge fine a se stessa, o racchiusa in se stessa? Più simile a una jazz band? Ci si aspetta l’improvvisazione del singolo artista? Ci sono un sacco di significative parti solistiche? E’ opportunista? Più simile a un gruppo di musica popolare? Ha un messaggio? E’ interessato alle persone? Sostiene l’armonia e l’equità?

Ogni cultura è un bene di per sé, e una realtà preziosa per il territorio e l’ambiente, purché sia genuina e autentica. Il contrasto nasce quando le culture aziendali cambiano la loro identità su base temporanea o anche quando altre culture esterne interagiscono in modo sbagliato. Possono anche sorgere quando diversi livelli della società operano in modo “culturalmente” diverso.

Cercare di identificare la propria cultura aziendale dovrebbe essere un divertimento. Se non ci sono significative differenze individuali di stile o di altro tipo ad ostacolare il gioco.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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