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Come cadere sempre in piedi e ripartire di nuovo

Equilibrismi senza rischi di funamboli mondiali

di Claudio Cavallo

Parlare dei piedi si può? In fondo non siamo sempre “sul piede di guerra” in questo paese di chiacchiere e pettegolezzi? D’altra parte non vorrei fare le cose con i piedi, ma scrivere qualcosa di brillante e interessante. Certo, decidere così su due piedi non è per niente facile. Ti prego, però, nel caso in cui non dovesse piacerti, non trattarmi come una pezza da piedi.

E’ un errore non pensare mai al nostro piede, perché sai, sono andato ad informarmi; con le sue 26 ossa, 29 articolazioni, centinaia di tendini e muscoli, il piede è una macchina prodigiosa. Un sistema di sospensioni, “camere d’aria”, pesi e contrappesi che permettono al corpo di mantenere la posizione eretta, di camminare e di correre. Molte persone ne vanno pazze, una vera e propria passione la loro, che ha volte può estremizzarsi in forme particolari di feticismo. ”Connettiti in diretta con le nostre ragazze: ti mostreranno i loro piedi” “Presentiamo foto di piedi di ragazze nude di numerose città italiane con o senza scarpe”. “Ti va di dare un’occhiata alle mie foto? Sono una neofita nell’amore del piedino, arrivo da un’esperienza di esibizionismo soft…, dai un’occhiata alle mie foto”! Sto sghignazzando dalle risate. Al contrario, in altri, la sola vista o il contatto provocano sentimenti di disgusto e repulsione. Il piede è oggi rivalutato nella medicina alternativa: la Reflessologia Plantare lo “legge” per fare una diagnosi della salute psicofisica della persona.

Dove mettiamo poi l’impareggiabile arte del cadere sempre in piedi? I padri padroni delle grandi banche d’affari portandosi dietro macerie e orrori con i ben noti crack finanziari, hanno lasciato i loro attraenti uffici con pensioni milionarie, e questo dopo aver creato voragini. La cosa interessante e che si ripete ogni qualvolta un’azienda crolla e/o fallisce, è che i manager escono sempre a testa alta con i piedi ben piantati per terra e le tasche piene di denaro. La questione importante però è un’altra.

Mi chiedo: le banche che chiudono i battenti sono forse il segnale che il sistema economico sta impazzendo sotto il peso di debiti, speculazioni, investimenti forsennati o invece anche queste rientrano in manovre che potremmo definire occulte? Un dubbio. E se il crollo di grosse banche rientrasse in una specie di “fallimento controllato”? Già, ma per quale motivo lascerebbero fallire le proprie aziende? E’ come quando si vuole potare un albero. Si segano i rami diventati marci e inutili. Così lo sfruttamento del Mercato avviene spesso attraverso “rami” creati ad hoc per raggiungere determinati obiettivi. Fino all’esaurimento, è ovvio. Quando, poi, il mercato è stato spolpato ed è divenuto sterile, si chiude tutto con utili spartiti adeguatamente. Si lascia un buco? E allora? Qual è il problema? C’è Pantalone che paga! E poi che succede? Ci si ributta nella mischia alla ricerca di nuovi mercati … da sbranare. Non fate ragionamenti … con i piedi

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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