cultura d’impresa

I give out free hugs

donna-impresa

Due mondi si incontrano: la cultura nell’impresa e l’impresa nella cultura

La comunicazione è uno strumento di progresso che le aziende moderne (piccole e medie) sono sempre più determinate ad usare per i loro giusti fini. L’economia nel suo complesso e la società contemporanea, stanno cambiando pelle in modo inedito e sorprendente, in un agevole e massiccio traghettamento dal capitalismo manifatturiero all’impalpabilità del mondo immateriale. Per comprendere meglio il senso di questa affermazione chiediamoci: qual è, l’odierno rapporto fra imprenditore e cultura? Un tempo l’esistenza dell’impresa si giustificava nella sua capacità di fare profitti; oggi invece si giustifica nel produrre valori. Un’affermazione questa, a prima vista sconcertante, ma che diventa semplice con un esempio. Nell’ultimo paio di scarpe che abbiamo comprato, noi abbiamo pagato al 75% o la loro estetica (il fatto che fossero di moda per esempio), o che ci piacessero; e solo al 25% la loro funzione di coprirci i piedi. In altre parole quindi, non si producono più semplicemente oggetti; bensì piaceri, sensazioni, emozioni. E’ questa appunto l’economia immateriale il cui valore aggiunto è determinato da fattori estetici e creativi. Ma come si produce questo valore aggiunto? E’ nella capacità di creare funzioni evolute di progettazione, di mettere in moto le intelligenze, di creare nuove attività, di stimolare settori produttivi in cui il suo valore non sta solo nei manufatti ma anche nelle idee. Ecco che cos’è la cultura oggi: una grande fabbrica di idee alla quale si alimenta tutto il nuovo sistema dell’economia immateriale. E’ chiaro che in questo contesto il vecchio rapporto fra impresa e cultura si rivela del tutto insufficiente alle nuove esigenze di una società che richiede cultura nei suoi molteplici aspetti, perché è una società che cerca felicità e non solo benessere. E’ qui che entra in gioco la cultura, perché il concetto futuro di benessere non sarà solo aumentare il reddito ma dare alla società il senso del proprio tempo. E per fare questo, bisogna togliere alla “cultura“, il significato elitario e snobistico che fino ad ora gli è stato attribuito. Bisogna togliere molta ruggine nei meccanismi organizzativi dei servizi/prodotti culturali, che da noi sono visti ancora come il luogo per una produzione di lusso, mentre nel mondo reale la fame di cultura è molto più forte.

Quali prospettive ha una azienda locale che vuole comunicare la propria attività in modo efficiente e produttivo? Vediamo! Comprare una pagina, o un “pezzo” di pagina su un quotidiano locale o nazionale? Bene, è una buona idea. Ma a quale prezzo? E, soprattutto, per quanto tempo? Certamente non per un giorno o due. Molto di più, affinché l’investimento sia utile e abbia un qualche risultato. In questo caso i prezzi diventano proibitivi.

Realizzare con l’aiuto di un’agenzia specializzata, uno spot pubblicitario da mandare in onda su una TV locale/nazionale o Radio? Il discorso non cambia. Allora forse è meglio l’utilizzo di una forma di comunicazione quale la cartellonistica? Ma questa ha bisogno di un costante rinnovamento di linguaggio e di una metodologia comunicativa non anacronistica che rende necessario rivolgersi a professionisti di grande valore e capacità, un compito che non può essere affidato a improvvisatori nel settore. E i costi lievitano. Oggi sappiamo tutti, quanto sia importante la comunicazione ma è altrettanto importante contenere i costi.

Con questo noi vogliamo esprimere contenuti altamente innovativi che possono diventare un punto d’incontro ideale tra l’interesse aziendale più propriamente commerciale e la nostra proposta artistica/culturale.

Si è in sostanza capito che prima di ogni altra cosa è fondamentale creare l’immagine di una azienda. Immagine che non è prerogativa scontata o caratteristica intrinseca, concreta e palpabile, ma un patrimonio che va creato, alimentato e mantenuto presso il pubblico e i media.

Compito della cultura è infatti quello di suggerire, promuovere, elaborare programmi per la diffusione capillare, omogenea e coerente dell’immagine aziendale, assicurando il costante flusso delle comunicazioni tra l’azienda e il suo potenziale cliente.

Questo è un punto molto importante. La comunicazione non è limitata nel tempo ma è costante e continua. Il pubblico oggi vuol capire meglio e di più che cosa e da chi sta comprando. E per fare questo non basta più un semplice spazio comprato su un quotidiano con qualche slogan più o meno efficace o uno spot di pochi secondi alla radio o alla televisione.

Si dice che sia necessario conoscere chiaramente i bisogni del pubblico, soprattutto in un momento di grande crisi. Ma è proprio in questi momenti che serve innovare la comunicazione con nuove idee e iniziative.

creativgroup

 CREATIVE Enterprise Association

che cos’è esattamente

Una semplice struttura associativa e indipendente senza alcun fine di lucro i cui soci sono le stesse aziende e/o ass.zioni di imprese, operatori dell’arte della cultura e dello spettacolo.

che cosa fa

Svolge attività di ricerca, consulenza, formazione e divulgazione su questioni inerenti le attività di una o più imprese. In sostanza, come già detto, vuole suggerire, promuovere, elaborare programmi per la diffusione capillare, omogenea e coerente dell’immagine dell’azienda, assicurando il costante flusso delle comunicazioni tra l’azienda e il suo potenziale cliente.

la mission

la Cultura ha bisogno di “fare impresa”e l’Impresa ha bisogno di “fare cultura”

La cultura e lo spettacolo possono offrire alle imprese una diversa opportunità di comunicare in modo nuovo ed efficace i valori della marca e i tratti distintivi della loro identità. Le aziende che scelgono la comunicazione culturale quale elemento importante della propria comunicazione d’impresa legano ad un intervento socialmente responsabile, strutturato e coerente con la missione aziendale, il loro marchio o il loro prodotto/servizio, in un mercato ormai caratterizzato dall’affollamento e dall’usura degli strumenti commerciali della comunicazione d’impresa. E’ un “rapporto virtuoso” tra impresa e cultura in grado di produrre risultati tangibili, che contribuisce all’acquisizione di prestigio, consenso sociale e leadership in aree tradizionalmente estranee al “fare” impresa, favorendo un migliore posizionamento del marchio e la qualificazione delle relazioni interne ed esterne. Crediamo che lo spettacolo e la cultura possano avere un effetto benefico sull’impresa e il suo marchio, con una ricaduta di valori, di garanzia, di progresso, di responsabilità sociale e di affidabilità tali da favorire l’avvicinamento dell’impresa al consumatore e la costruzione di valore non solo in termini d’immagine ma anche di investimento economico.

In sostanza di che cosa hanno bisogno le imprese

Non abbiamo la presunzione di suggerire soluzioni, ma dal punto di vista “culturale” possiamo dire con assoluta certezza che hanno bisogno di “fare rete”, hanno bisogno di valorizzare elementi comuni, di scambiarsi esperienze. Hanno bisogno, insieme, di affermare la qualità del territorio in cui operano perché solo in questo modo si valorizzano e possono essere premiate dal riscontro di mercato le proposte e i prodotti migliori e più competitivi dei singoli soggetti economici. E’ indispensabile, quindi, una connessione con il territorio, una conoscenza del suo contesto culturale e sociale. Valorizzare competenze individuali, investire se necessario. Sono solo alcuni dei fattori necessari per rendere centrale il ruolo della creatività all’interno delle imprese.

Creatività e Territorio

 

Things Happen

(le cose accadono perché si vuole che accadano)

La cultura è un bene per le imprese e che gli investimenti nel campo delle arti hanno dunque un senso. Uno dei maggiori punti di forza di una comunità culturalmente vivace è la sua capacità di attrarre altre attività, comprare e vendere.

Il valore aggiunto di ogni realtà produttiva, di ogni impresa, non sta solo, come detto, nei suoi prodotti ma anche nelle idee. Il fattore “creatività” si pone come elemento fondante della nostra cultura (e della nostra proposta quindi): quel genio individuale, quella capacità di creare eccellenza artistica, di determinare stili e gusti che divengono esempio per il mondo, di realizzare scoperte scientifiche che migliorano la qualità della vita. La necessità di portare tutto ciò all’interno dell’organizzazione aziendale. Integrare il “fattore creatività” con le esigenze della produzione e dell’economia reale senza depotenziarne la carica di novità. Renderlo un elemento efficace e radicato nella cultura d’impresa, in grado di rilanciare la competitività del sistema delle imprese italiane?

Una grande fabbrica di idee alla quale alimentare tutto un sistema di imprese. Un modo nuovo e innovativo per promuovere un “marchio”.

Abbiamo parlato di un’economia determinata da fattori estetici e creativi. La società oggi chiede all’impresa di produrre valori e quello che l’impresa deve capire è che quei valori hanno un ritorno economico. La cultura cessa di essere un lusso e diventa un investimento, un settore progettuale all’interno delle imprese. In questo modo è fonte di ricchezza per il Paese e occasione di lavoro per molti.

e in quale realtà le imprese sono “costrette” ad operare…

Non è difficile capire che le figure che ricoprono un ruolo imprenditoriale o dirigenziale, lo stesso artigiano, commerciante o proprietario di pubblico esercizio, si confrontano quotidianamente con un crescente livello di incertezza determinata dai cambiamenti nel contesto della società e del mondo del lavoro. Imposizioni fiscali, aspetti legali e contenziosi vari, budget, bilancio, piano finanziario, contributi, stipendi, gestione del personale, rapporto con i fornitori, corrispondenza con la banca, preventivi, contratti, concorrenza di settore. Mille variabili incombono sull’impresa che influiscono sull’andamento dell’attività lavorativa.

Certo, la “CREATIVE Enterprise Association” non può direttamente affrontare tutto questo, cercare adeguate soluzioni a queste difficoltà e porre direttamente rimedio a situazioni di incertezza e non può nemmeno prevedere le necessità future o suggerire le decisioni più giuste. Questo è compito specifico di Istituzioni pubbliche e Associazioni professionali il cui compito sta nel sostenere e agevolare il lavoro delle imprese a loro associate.

Ma si può fare molto, e cioè, comunicare in modo nuovo e produttivo. Promuovere un territorio con proposte valide e intelligenti, valorizzando al contempo il suo unico e specifico patrimonio culturale. In questo modo ci si orienta inevitabilmente ad una più produttiva, ma in alcuni casi anche migliore, qualità dell’accoglienza, alla qualità del cibo e della ristorazione, alla qualità dei servizi offerti, i cui vantaggi non possono che ricadere su tutte le imprese coinvolte.

che cosa può fare?

Formazione, Servizi, Eventi, Promozione, Organizzazione Archivi, Attività di Ricerca….

i vantaggi?

Uno su tutti ed è il più importante. Costi accessibili per ogni tipo di impresa in cambio di una possibilità pressoché illimitata di servizi.

Crediamo che nel nostro Paese, nonostante le evidenti difficoltà, sia ancora forte la voglia di fare impresa. Nel suo rapporto 2015 Unioncamere nel “saldo delle imprese” al 1° trimestre 2015 riporta un dato negativo di -18.685, anche se, aggiunge, “in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti”. Come dire – stiamo morendo, ma oggi va un po’ meglio di ieri.

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