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Devo comprare il prodotto che vendo?

Qui si dice se è vero che comprare il prodotto che si vende è bene e serve

Comprare il prodotto che vendo oppure no? Accadono cose che vengono presentate come domande, ma non lo sono. Un esplicito invito di demagoghi capaci di trasformare tranquilli e pacifici individui in terribili macchine di costruzione del consenso, non meno spaventose e in qualche modo speculari a quelle di repressione del dissenso.

Molti venditori si chiedono se è utile farlo: dovrei comprare il prodotto che vendo?

I luminari della vendita, coloro cioè che si predispongono ad essere i loro indiscussi maestri, hanno detto si, è assolutamente necessario. Devi veramente credere in quello che vendi, e il primo a credere in un prodotto deve essere il venditore che lo vende. A meno che tu non venda jet privati; è evidente che non ti puoi permettere un jet.

Il fatto di non poter acquistare il prodotto che vendi, – sostengono -, non ti dà la stessa fiducia nel prodotto che avresti se lo potessi comprare. Una specie di “vuoto”, di “salto” che ti distanzia dal prodotto. Non sarà mai tuo o lo sarà magari tra molto tempo e psicologicamente può essere un blocco. Infatti cosa risponderai al cliente che ti adduce lo stesso motivo per non comprarlo? Se non è un’obiezione falsa, ma il reale motivo per cui il cliente non acquista, sarai costretto a prendere atto delle sue parole e ad accettarle. Potrai usare tutte le formule, tutte le tecniche, ma nel profondo, starai pensando: “Sì, signor Cliente, ti capisco, non posso permettermelo neanche io”. Allo stesso modo non avrai molto potere con il cliente che ti dirà: “Il prodotto mi piace molto e lo voglio. Solo che non riesco a comprarlo ora. Se ripassa il prossimo mese…”. E tu stai già pensando: “Sì, anch’io mi darei del tempo”. Se non ti puoi permettere il prodotto che vendi, se credi che il suo prezzo sia troppo alto, vedrai quanti clienti ti faranno questa obiezione, dice sempre il luminare. Quindi? Quindi compra il tuo prodotto. Spendi del denaro, pagalo, allo stesso modo in cui farebbero i tuoi clienti. Non vale che sia l’azienda a passartelo gratis. Fai questo sacrificio di budget e compra tu stesso il prodotto. Il pensiero della spesa poi passerà, beneficerai dei vantaggi di ciò che vendi – se ne ha e quelli che ha, chiaramente – e sarai molto più determinato quando dovrai affrontare i “forse” del cliente e la chiusura del contratto. Quindi, se non puoi permetterti di comprare un jet dovresti almeno conoscere l’ebbrezza del volo. E se non ti piace volare oppure hai paura del volo quello non è un prodotto adatto a te per vendere.

La logica semplice e scorrevole ti porterà ad apprezzare simili considerazioni al punto da essere pronto ad elogiare il maestro per la sua indiscussa saggezza. In questi tempi aridi, in cui cerchiamo, con tormentato dolore emozioni ovunque non sarà difficile vederne in queste poche righe. Esprimere e trasmettere viva impressione ed eccitazione è considerata come una delle principali qualità attribuite ai luminari della vendita. Un requisito cui molti venditori attribuiscono grande autenticità e verità. Senza mai prendere in considerazione l’eventualità che l’autore possa inventare, simulare ciò di cui in realtà non ha esperienza.

“Si ottiene sempre ciò che si desidera con tutto il nostro cuore”, “Hai fatto bene a inseguire il tuo sogno”, “Fidati del tuo istinto”.

Affermazioni, queste, rispondenti ad alti e nobili pensieri dalla mente concepiti, concetti superiori, ideale del vero, sostanzialmente attendibili.

E allora, cosa c’è che non va?

E’ questo.

Avete trasformato una semplice verità in un vomitevole luogo comune.

La domanda ora è: perché?

La risposta sta nell’assolutismo del pensiero unico dominante, il quale afferma che il mondo in cui viviamo è l’unico possibile. Efficienza e redditività, al punto che il valore economico diviene l’unica discriminante tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Pertanto, ciò che non ha senso economicamente va eliminato.

Siamo immersi nei luoghi comuni. In ogni respiro, eseguiti più e più volte al giorno in ogni azione in ogni atto, abituati a ripeterli parlando con l’amico, il collega, la persona occasionalmente conosciuta in treno. Li vediamo in televisione, annunciati dai telegiornali, leggendo i quotidiani, ascoltando la radio. Una piacevole conversazione, che è poi un vezzo, un tener salotto di cose inutili, eppure arguta spigliata e simpatica, è stata trasformata dalla politica e dall’economia in un’arte necessaria a sostenere il niente. La scorciatoia banale per dire qualcosa sulla realtà, definizioni codificate da qualcuno prima di noi per evitarci la fatica di pensare qualcosa di originale. Non sono un male in sé, aiutano talvolta a riempire vuoti, il punto è che ne avete fatto una regola dell’agire umano.

Sono in cerca di etichette, i luminari della vendita. E ti parlano con quella esagerata premura che gli adulti ostentano rivolgendosi ad un bambino, perché tale sei ai loro occhi. Fai questo, non fare quest’altro.

Non comprare il prodotto che vendi, non è affatto necessario… a meno che tu non lo voglia s’intende. E se qualcuno ti dice di non avere i soldi per comprare un jet, alza le chiappe e vattene non perdere tempo. Se avesse veramente intenzione di farlo, non dovresti nemmeno discutere di soldi.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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