Avanzare strisciando piegati sulle ginocchia
Siamo costretti, a volte, ad avanzare piegati sulle ginocchia: gli ostacoli sono tali che non ci permettono di stare in piedi. Quando riusciamo, cerchiamo di procedere un passo dopo l’altro, titubanti, incerti e insicuri. L’impressione di sentirsi non protetti, allo scoperto ci riempie di terrore e orrore; mentre che il vento scuote i rami e le fronde cerchiamo al meglio delle nostre capacità di restare aggrappati. Imprechiamo a bassa voce, i calcoli fatti fino a quel momento non si sono rivelati del tutto precisi. L’idea di spiccare un balzo non ci abbandona, ma le dita riusciranno a fare presa? Forse è meglio aspettare che il vento si plachi. Ci troviamo alla fine, rannicchiati in un angolo, a pensare a come diavolo siamo finiti li e come faremo ad uscirne. Il problema diviene più serio se continuiamo a scrutare nella penombra.
E’ li, nella situazione di mancanza, di scarsità, nella condizione intermedia tra ombra e luce che…
avanzò strisciando, come un ripugnante rettile, infine si arrestò appiattendosi contro il tavolo che reggeva il mistico volume, e attraverso il fitto velo fissò le sue pupille di fuoco sul temerario evocatore. Questi, non sopportando tanto, quasi agonizzante, i capelli ritti, si aggrappò al muro, come in cerca di protezione, ma qualcosa di più forte di lui lo spinse a fissare lo sguardo nelle pupille del mostro. Quando la Forma parlò non fu all’orecchio ma all’anima che rivolse il messaggio: ”Sei giunto nella regione dell’infinito della cui entrata io sono il Guardiano”.
Il Guardiano del Soglia nel racconto di E. B. Lytton è il nemico dell’emancipazione dell’uomo, colui che limita la libertà e impedisce di intraprendere nuove azioni: in poche parole “la paura”.