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Lo studio legale si promuove con l’arte e la cultura

L’era dello studio legale composto dall’avvocato, il praticante e la segretaria sembra ormai superata. Così sembra, leggendo questo interessante articolo trovato casualmente navigando su internet.

Conferma, in qualche modo, quello che sosteniamo da sempre e cioè:

… il vecchio rapporto fra impresa e cultura si rivela del tutto insufficiente alle nuove esigenze di una società che richiede cultura nei suoi molteplici aspetti, perché è una società che cerca felicità e non solo benessere. E’ qui che entra in gioco la cultura, perché il concetto futuro di benessere non sarà solo aumentare il reddito ma dare alla società il senso del proprio tempo. E per fare questo, bisogna togliere alla “cultura“, il significato elitario e snobistico che fino ad ora gli è stato attribuito. Bisogna togliere molta ruggine nei meccanismi organizzativi dei servizi/prodotti culturali, che da noi sono visti ancora come il luogo per una produzione di lusso, mentre nel mondo reale la fame di cultura è molto più forte.

Lo riproponiamo integralmente

https://it.businessinsider.com/tra-marketing-arte-cultura-e-intelligenza-artificiale-il-vecchio-studio-legale-diventa-impresa/?refresh_ce

Tra marketing, arte, cultura e intelligenza artificiale il ‘vecchio’ studio legale diventa impresa

Martina Vacca 

L’era dello studio legale composto dall’avvocato, il praticante e la segretaria sembra ormai superata. La dimensione organizzativa di stampo quasi domestico sta cambiando e l’avvocato di oggi, per affrontare le nuove sfide dell’innovazione, ha bisogno di scostarsi da un mercato legale tradizionale saturo e obsoleto e cercare di pensare e agire come un manager.

La nuova configurazione imprenditoriale dello studio legale, almeno di dimensioni medio – grandi, nell’epoca in cui la comunicazione, supportata dalle nuove tecnologie, è al centro di ogni ambito, è associata tendenzialmente alle grosse realtà legali metropolitane che assistono i clienti nell’ambito di fusioni e acquisizioni, operazioni finanziarie nazionali e internazionali, nelle quotazioni in borsa.

Il vestito imprenditoriale che lo studio legale deve cucirsi addosso per restare al passo con i tempi, sembrerebbe di primo acchito tagliato, soprattutto, per quei settori della giurisprudenza legati alla finanza, al diritto bancario e societario, o, comunque, caratterizzato dalla vocazione internazionale.

In verità, lo studio legale – impresa è diventato appetibile anche per realtà che si occupano di altri filoni del diritto, almeno a partire da quando, con il disegno di legge sulla Concorrenza, è stata prevista per gli studi sia la possibilità di costituirsi in società, sia l’ingresso dei soci di capitale con l’acquisto di azioni societarie.

In Italia esercitano circa 245 mila avvocati e sono pochi quelli che hanno acquisito una formazione manageriale, requisito sempre più necessario per poter esercitare la professione in un mercato altamente competitivo come quello legale.

Rispetto alla pubblicità, i professionisti dotati di grande esperienza o di intuito imprenditoriale, oggi sanno che il buon vecchio passaparola non è più sufficiente alla promozione dello studio, dunque alla fidelizzazione e allo sviluppo del portafoglio clienti.

Tuttavia, secondo la ricerca annuale sui fatturati “Legalcommunity Best 50” condotta dall’omonima società, tra i primi 50 studi esperti in affari con fatturato compreso tra i 30 i 160 milioni di euro circa, il 58% ha un’agenzia di comunicazione esterna e il 64% dispone di un team interno dedicato alle attività di marketing e comunicazione. La categoria che storicamente e ancora oggi investe maggiormente nella pubblicità è quella dei giuslavoristi.

Gli studi più influenti e futuristici di oggi dunque, si dotano di un team esperto di marketing e di una strategia di comunicazione, di figure para-legali, di professionisti delle risorse umane, di esperti dell’Information Technology, di un ufficio stampa.

Nonostante dodici anni fa ci sia stata un’apertura verso le attività di promozione con l’entrata in vigore del Decreto Bersani (legge n. 248/2006) sulla liberalizzazione della professione forense, per gli studi legali in Italia non si può parlare di pubblicità vera e propria, diversamente da quelli americani, pionieri del legal marketing già dal 1977 e autorizzati a proporre un marketing spietato e irruente anche per temi legati alla sfera intima e familiare come, ad esempio, il divorzio.

In Italia, la pubblicità, che per lo studio legale va intesa nel senso più ampio del termine, si scontra con un’etica forense restrittiva e limitativa all’uso di tattiche pubblicitarie lontane dallo stile e dal linguaggio sobrio e aulico cui l’avvocato è educato e si attiene. Inoltre, quest’ultimo, erogando servizi, per loro natura intangibili, dovrà faticare ancora di più per costruire un rapporto di fiducia con il cliente, il quale è destinatario solo della promessa di una corretta esecuzione.

Le più grandi e strutturate law firm partecipano ai cosiddetti beauty contest dei servizi legali, come 4C Legal, la piattaforma online che promuove l’incontro tra domanda e offerta legale, in cui i potenziali clienti possono individuare il servizio legale adatto alle proprie esigenze e il relativo prezzo di mercato.

Molti studi, inoltre, concorrono ai premi di settore, come, ad esempio, quelli banditi dall’azienda milanese TopLegal, una sorta di Oscar dei servizi legali messo in palio ogni anno sulla base delle candidature presentate, con una votazione affidata ad una giuria composta da nomi di spicco del mondo economico e finanziario. Nel corso dell’XI edizione del 2017, TopLegal ha ricevuto candidature da più di 140 studi tra italiani ed internazionali.

Tra gli studi più futuristici c’è poi chi inizia a guardare di buon occhio l’industria 4.0 che mette in campo l’introduzione dell’intelligenza artificiale.

Linklaters, uno degli studi legali più innovativi con sedi in Italia e all’estero, si è già dotato di una strategia Ai (artificial intelligence), come ci spiega l’avvocato Andrea Arosio, Managing Parner di Linklaters.

“La nostra strategia in materia di Artificial Intelligence – afferma infatti il professionista – è, e continuerà ad essere, fondamentalmente guidata dal cliente; per questo è necessario comprendere correttamente quali servizi legali i nostri clienti vorranno acquistare in futuro”.

“Lo facciamo – continua – attivando un dialogo costante con i nostri interlocutori. Diversi Technology provider, come KIRA e RAVN, hanno creato una serie di soluzioni Ai “off-the-shelf” che stanno trasformando il modo in cui leggiamo, categorizziamo ed estrapoliamo grandi quantità di informazioni. Queste soluzioni richiedono input legali limitati e personalizzazione per sviluppare determinate funzionalità. In aggiunta a questo, Linklaters si è dotata di una piattaforma unica e dinamica che fornisce una rapida analisi legale e la caratterizzazione dei documenti. Riunisce competenze legali approfondite, algoritmi di machine learning e analisi del linguaggio naturale per creare soluzioni su misura per le nostre practice e i nostri clienti. Questo impegno ci ha consentito di aggiudicarci il premio di Best ‘innovation in Technology’ ai Financial Times Innovative Law Firm awards tenutosi in Asia nel 2017”.

Ci sono poi studi che costruiscono le pubbliche relazioni promuovendosi attraverso l’arte e la cultura.

E’ il caso dello studio LCA, il quale grazie ad una delle proprie aree di specializzazione, quella del diritto dell’arte, ha saputo fondere lavoro e passione personale dei professionisti, dando un impulso maggiore alla visibilità dello studio.

“Il nostro Dipartimento Arte – afferma infatti l’avvocato Giovanni Lega, managing partner di LCA – rappresenta la trasversalità con cui le fattispecie che ci vengono sottoposte sono affrontate. 

Il Dipartimento è costituito da vari professionisti, specializzati in diverse materie (dalla contrattualistica legata al sistema dell’arte, al diritto d’autore, alla logistica, al diritto delle assicurazioni, al diritto tributario), che possono fornire alla clientela un’assistenza completa che tocca tutti gli aspetti delle questioni per le quali veniamo interpellati.  A ciò si aggiunga anche l’attività formativa, con seminari, convegni e pubblicazioni curate dal Dipartimento Arte (abbiamo appena pubblicato in partnership con AxaArt e Apice una guida sui prestiti delle opere, che abbiamo presentato al Museo del Novecento). Tutto ciò ha consentito di fidelizzare clientela che magari si rivolgeva già allo studio per altre materie e che, visto il dipartimento, ci coinvolge ora anche per questo tipo di problematiche. Ovviamente il Dipartimento ha anche portato clientela nuova, sicuramente attratta dall’attività, molto dinamica, svolta dai professionisti che lo costituiscono”.

“Il sistema dell’arte – continua – ha un indotto molto importante: oltre agli artisti, ai collezionisti, alle gallerie, ci sono i trasportatori, gli allestitori, gli assicuratori e molti altri soggetti che lavorano solo indirettamente con l’arte con l’A maiuscola. E tutto questo è lavoro”.

Gli scenari nel campo del legal marketing e dell’intelligenza artificiale applicata alla professione forense sono ancora aperti e suscettibili di ulteriori e quasi inimmaginabili sviluppi: il futuro prossimo ci dirà con quali modi e misure e fino a che punto la robotica interferirà nelle attività dei nuovi principi del foro.

Gli aspiranti avvocati sono avvisati.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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