Senza categoria

Un pensiero per un venditore

let it be seller

Lo pensiero è proprio atto de la ragione, perché le bestie non pensano, che non l’hanno (Dante Alighieri).

Ho sorriso? Ho utilizzato termini giusti che non siano stati irritanti per il cliente? Mi sono fatto capire con sufficiente chiarezza? Sono stato cortese e disponibile? Sono riuscito ad entrare in empatia? Ho fatto domande? Ho saputo ascoltare con interesse? Ho dato risposte convincenti? Sono queste di solito le domande che un venditore si pone alla fine di un colloquio. Lo si fa per evidenziare un comportamento assunto in quella specifica circostanza e nei riguardi del cliente. Cioè, “ho fatto un buon colloquio, tanto da ritenerlo giusto oppure c’è qualcosa da correggere”?

E dal momento che l’azione non è altro che l’espressione di una visione del mondo al livello del pensiero definito di volta in volta positivo o negativo, la domanda successiva è: in che modo sto pensando adesso? “Se il tuo focus è negativo, sostituiscilo col suo opposto positivo”. Semplice, no? Invece che pensare alle cose che mancano nella tua vita, concentrati su ciò che hai e sulle possibilità future. Bene. Sviluppa l’abitudine di chiederti: “Cos’è che più mi piace della mia vita?”

E’ cosi che vanno le cose nel cortile del grande casermone dell’impresa italiana. Il custode del condominio attraverso i suoi consulenti, vuole incidere veramente sulla struttura psico-spirituale del soggetto in questione, spingendo affinché egli affermi un pensiero per eliminarne un altro, ma quest’ultimo non viene affatto cancellato ma trasferito nell’inconscio dove ora è libero di manifestarsi nell’ombra.

Un pensiero/emozione che prima poteva tranquillamente essere illuminato dalla coscienza, è ora prigioniero di un apparato il cui contenuto è roba rimossa e dimenticata, investita da forti cariche pulsionali e regolata da meccanismi specifici. Nei meandri tortuosi e oscuri della mente lo abbiamo reso più autorevole e potente nell’inganno.

Non voglio dire che non ci siano anche dei buoni suggerimenti volti ad aiutare la persona/venditore a risolvere dubbi ed esortarla a fare o non fare una cosa, generalmente con l’intento di procurare il suo bene e quello dell’azienda. No di certo! Allontanarsi dalle influenze negative (e ce ne sono) è un buon consiglio. Stare alla larga da tutti quelli che si lamentano, è un saggio avvertimento: del resto, perché dovrei fare della mia mente luogo di raccolta dell’immondizia altrui? Chiudersi al linguaggio omologato ed omologante del potere che ci comanda, limitarsi per quanto possibile a ricevere i messaggi amplificati e negativi dei mass media, anche questa mi sembra una indicazione assennata. Chiedersi, “cos’è che sta influenzando la mia attenzione adesso”, è buona abitudine.

Ma, quando affermi la necessità di avere un “controllo assoluto” su una cosa, come per esempio i nostri pensieri, non è in se sbagliato; il punto è che stai usando un linguaggio la cui portata è molto più importante di quanto le tue intenzioni fanno intendere.

Il termine “assoluto” infatti indica che si è liberi da qualsiasi limitazione, restrizione o condizione. Quand’anche volesse segnalare un urgente, imprescindibile bisogno, un incoraggiamento ad agire, il discorso non cambierebbe. Tutto ciò presuppone la conoscenza e delle norme che regolano la relazione con la nostra mente. È tanto più essenziale quanto maggiore è la capacità di percepire la grandezza dei nostri pensieri a fronte della quale emerge la coscienza della fragilità dell’uomo.

Il “controllo” è supremazia e padronanza e quindi “potere”, che necessita di strumenti e di una grande consapevolezza per poterlo esercitare. Al “potere” non ci si educa sottoponendosi a pressioni divergenti, a tendenze, bisogni e motivazioni fra loro contrastanti. Il “Devo” (fare questo o quest’altro) equivale a dichiarare apertamente a se stessi di essere nel bel mezzo di un conflitto, di una contesa; si combatte una guerra, dunque, e questa presuppone lo scontro fra forze quale esse siano, mosse da uno stesso proposito, l’uccisione del nemico, il dominio sul territorio, la vittoria e infine l’agognato ritorno a casa del soldato.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.