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Il FUTURO come SARÀ

comunque vada sarà un successo

Come sarà il futuro, a cosa assomiglierà? Ottima domanda per una serata in compagnia di buoni amici davanti a un bel boccale di birra, magari gustando il prodotto culinario più italiano che esista e più diffuso sul pianeta, orgoglio del nostro tricolore… la pizza. Un piatto povero, realizzato con pochi e semplici ingredienti, che ha conquistato nel tempo anche i palati più nobili e regali, fino a diventare il piatto noto in tutto il mondo. Un cibo che più di ogni altro rispecchia un’abitudine alimentare del passato, e che vedrà un futuro senza temere alcuna innovazione tecnologica. Sempre pizza sarà!

Un futuro prevedibile anche per noi. Il nuovo giorno, il nuovo anno è già accaduto, perché basato sulle nostre opinioni, la nostra volontà, il nostro pensiero comune e questo è ciò che il nostro domani sarà. Il futuro è ora!

Dal punto di vista tecnologico è più difficile stabilire cosa accadrà. Certo si può sempre prevedere e immaginare, ipotizzare un futuro in base a eventi passati, a tendenze e attività fino ad oggi svolte. Quello che è sicuro è che siamo entrati in un periodo di sconvolgimenti, sia per quanto riguarda le organizzazioni che a livello individuale.

Ci raccontano, per esempio, che entro una decina di anni o poco più, almeno il 75% della forza lavoro sarà costituita dalla cosiddetta “generazione Y”, conosciuta anche come “Millennial Generation”. Quella, per intenderci, caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. In molte parti del mondo, l’infanzia della “generazione Y” è stata segnata da un approccio educativo tecnologico e neo-liberale, derivato dalle profonde trasformazioni avvenute negli ultimi decenni.

Saranno loro ad assumere la  leadership a livello medio o superiore? E’ possibile.

Insomma, ce ne siamo accorti, tutto sta cambiando, la costituzione demografica e di conseguenza la forza lavoro è tutto un movimento. Guardate “UBER”, la più grande compagnia di taxi che non possiede nemmeno una macchina. Lo stesso Facebook, un portale sociale che raccoglie una quantità impressionante di dati, abbastanza affidabili ma senza averne nessuno di proprio. Che dire poi di “Alibaba” il più grande venditore on-line, la piattaforma di commercio tra aziende più importante al mondo, la cui funzione principale è quella di connettere produttori con distributori e acquirenti a livello globale. Sembra quasi, che non serva più il duro lavoro delle braccia per fare soldi, ma solo servizi, nient’altro.

Invece di avere dipendenti a tempo pieno, avremo dipendenti solo quando ne avremo una reale necessità. Quando questo bisogno sarà  soddisfatto,  liberiamo questi impiegati nel mercato come liberi professionisti. Naturalmente potranno lavorare per più aziende, anche per le nostre dirette concorrenti. In questo caso, un’altra domanda interessante sarebbe sapere come gestire, come impegnarsi con questo tipo di forza lavoro sapendo che essi potranno lavorare anche per altri.

Stiamo diventando una società simile a nuvole che cambiano forma dispersi nell’immensità del cielo. Potremmo lasciarci trasportare dal vento, senza resistere, senza  lottare, cosi semplicemente librarsi al di sopra del mondo globalizzato, ovvero quel “curioso” fenomeno per cui tutto il mondo dovrebbe essere un unico mercato entro il quale commerciare beni e servizi di ogni tipo secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il futuro come un luogo dove non si fa altro che vendere e comprare.

Straordinario!

Tutte le dimensioni e tutte le direzioni ci appartengono. E noi come nuvole bianche, appunto, senza una provenienza precisa e senza più alcuna meta, ci spostiamo per effetto di correnti d’aria. Entità che non cambiano mai… come agglomerati di vapori e gas potremmo non “incontrarci” mai, se non venissimo spinti dal vento.

E il vento si sa, gira, ora da una parte ora dall’altra.

Con la comunicazione a portata di clic, anche gli uffici diventano inutili. Attraverso il Cloud Networking condividiamo molti benefici, come l’implementazione rapida, una facile e più snella amministrazione, nessun nuovo hardware da acquistare, nessun aggiornamento software o manutenzione annuale, e ovunque l’accesso tramite una connessione a internet.

L’applicazione e l’uso di strumenti tecnici non vuol dire esattamente conoscenza, ma solo un utilizzo ottimale, anche e soprattutto da un punto di vista economico, di un insieme di tecniche e procedimenti diversi impiegati in uno specifico settore. In realtà, assistiamo a una dispersione della conoscenza. Il linguaggio stesso viene corretto e riformato.

Un esempio: con i flussi massicci d’immigrati che abbiamo nelle nostre città sentiamo già qualcuno dire che dovremmo rivedere totalmente, nelle scuole, l’insegnamento della grammatica e della lingua italiana. Quando dicono “rivedere” intendono semplificare ed eventualmente comparare la grammatica e la stessa lingua. Come? Con cosa? Non un evoluzione naturale e spontanea del linguaggio ma una adattamento forzoso a una nuova realtà. Una sorta d “neolingua” che è fatta si, di parole, ma poche solo quelle essenziali ad esprimere il giusto concetto, la giusta idea e non altro. Appare semplice e spontaneo, ma non lo è!

Comunque, tutto ciò richiederà nuove idee, un nuovo approccio per consentire e adattare la tecnologia e inibirne al contempo all’interno dell’organizzazione un uso improprio da parte dei dipendenti. Le imprese dovranno essere in grado di espandersi e contrarsi con la situazione del mercato. Permettersi di interagire con l’ambiente in un modo più olistico e naturale.

Quello che stiamo scoprendo è che sistemi di organizzazioni agili richiedono individui che sono disposti a correre rischi e prendere decisioni. Questo richiede una leadership disposta ad abbracciare e dare espliciti poteri decisionali ai membri dell’organizzazione. Quindi, il processo decisionale in un sistema di organizzazione aperta è di lavoratori che si uniscono attraverso la tecnologia per collaborare e risolvere problemi complessi: il mercato di fronte a questo richiede un codice di collaborazione sociale dove si condividono responsabilità e comportamenti.

Il cambiamento ci sarà e se non siamo disposti ad abbracciarlo sarà lui a farlo. Dobbiamo essere in grado di cambiare le nostre competenze di base, assumere le persone giuste, dare loro spazio e strumenti adatti a ciò che sarà. Il futuro è cosi, arriva, nonostante tutto, si presenta e dice: eccomi sono qui!


Il futuro è dei bambini, appartiene a loro soprattutto

I bambini intelligenti si sporcano nel fango e si arrampicano sugli alberi

Secondo una ricerca condotta di recente, è emerso che un bambino su dieci oltre ad ignorare i comunissimi giochi come un ­due tre stella, campana, palla avvelenata, non sa andare in bici e non si è mai arrampicato su di un albero.
Tantissimi bambini passano, piuttosto, interi pomeriggi in casa, davanti al computer o alla televisione, perdendo tutta una serie di esperienze all’aperto estremamente importanti per la loro crescita. Nello specifico, la ricerca si è concentrata sulle abitudini di 12.000 famiglie con bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni; in più di dieci paesi è risultato che i bambini giocano all’aria aperta in media 30 minuti al giorno.

bambini-giocano-nel-fangoNegli Stati Uniti quasi il 50% dei bambini in età prescolare esce a giocare fuori casa solo alcuni giorni a settimana. Non cambia di molto la situazione sposandosi nel Regno Unito: il 20% dei bambini non ha mai provato ad arrampicarsi su un albero e il 64% gioca all’aperto anche meno di una volta alla settimana.
Secondo quanto messo in luce, non esiste alcuna correlazione tra il tempo trascorso a giocare all’aperto, il reddito delle famiglie o la percezione del livello di sicurezza del vicinato. È una tendenza generale che esula dallo status socioeconomico: sostanzialmente, i genitori non vogliono che i propri figli si sporchino nel fango, giochino da soli con altri bimbi o si arrampichino sugli alberi.

I bambini di oggi, diversamente dai bambini di un tempo, da adulti, sicuramente, non avranno ricordi d’infanzia legati al divertimento e giochi all’aria aperta. Allo stato attuale, soltanto il 21% dei bambini gioca all’aria aperta tutti i giorni, nonostante al 71% dei loro genitori veniva concesso. Purtroppo, questa privazione è realmente penalizzante per i bambini. Giocare all’aperto con altri coetanei, sporcarsi di terra e fango, sono attività che, oltre a rendere i bambini più felici e attivi, hanno una positiva incidenza sulla loro salute e sul loro sviluppo fisico­-emotivo. La sedentarietà dei bambini non è una loro scelta. In moltissimi casi, si tratta di genitori stanchi di mille altre attività che, per pigrizia, preferiscono restare in casa con i loro figli per occuparsi della gestione della casa e della vita familiare in generale. I bambini, piuttosto, devono essere spronati, quanto più possibile, a vivere e a giocare a contatto con la natura e con i coetanei, devono poter esplorare e sperimentare nuove attività. La sicurezza, la salute, la pulizia sono soltanto scuse dei genitori per evitare ai bambini di fare particolari attività. Se i vestiti si sporcano…a casa si lavano! Il giusto compromesso è sorvegliarli, lasciandoli liberi di fare nuove esperienze.

La natura, con i suoi parchi e boschi, rappresenta per i bambini, senza alcuna ombra di dubbio, un ambiente sano, ricco di stimoli e sfide, in grado di dare libero sfogo alla loro fantasia, grazie alla quale riusciranno a creare una moltitudine infinita di giochi e attività. Perché i bambini devono giocare all’aria aperta e con i coetanei? Ci sono tantissime buone e valide ragioni perché i più piccoli trascorrono del tempo a giocare all’aperto con i loro coetanei.
Giocare all’aperto rappresenta un’ottima lezione di vita per il bambino: può imparare ad auto controllarsi, a risolvere i problemi, a prendere decisioni, a seguire le regole… Ad esempio, comprenderà che per essere accettato dal gruppo dovrà, non solo rispettare determinate regole, ma dovrà anche controllare alcuni dei suoi comportamenti.

Con i coetanei, giocando all’aria aperta, spesso il bambino si troverà in situazioni difficili. Se vorrà uscirne a testa alta, deve necessariamente imparare a gestire le emozioni. Se esempio, vorrà arrampicarsi su un albero, inizialmente avrà paura, ma se sarà di fronte ai suoi amici, riuscirà a dominarla. Quando un bambino gioca fuori casa sicuramente si sente molto più libero, ecco perché preferisce dedicarsi a giochi esclusivamente frutto della immaginazione, creatività ed intelligenza. Tutto quello che si incontra nella natura stimola l’immaginazione dei bambini: non si tratta di giocattoli concepiti per un uso specifico, piuttosto di cose che possono essere utilizzate a seconda della creatività di ognuno. Ecco perché i bambini che giocano all’aria aperta imparano ad apprezzare sin da subito le piccole cose della vita e ad essere responsabili e indipendenti. Quando il bambino gioca all’aperto con i coetanei, è lontano dai genitori; mancando la figura del mediatore adulto, imparerà a risolvere i suoi problemi da solo ma a sbagliare a sue spese, almeno finché non troverà la soluzione giusta ai suoi bisogni. Tutto questo lo aiuterà a diventare un adulto più sicuro e consapevole.

Nel gioco libero e non guidato, i bambini possono esplorare i loro interessi senza alcuna pressione. Nel gioco libero e non guidato, i bambini possono esplorare i loro interessi senza alcuna pressione. Il bambino, senza la continua supervisione degli adulti, potrà sviluppare, più facilmente, le sue competenze sociali, sarà più empatico e sensibile. Il gioco sociale sarà un modo naturale per fare nuove amicizie, permetterà lui di imparare a stare con gli altri, di relazionarsi con gli altri in modo equo; gli permetterà di capire che per divertirsi ha bisogno di stare con i suoi compagni di gioco. Il gioco non è soltanto un’attività importante per lo sviluppo, è la fonte primaria della felicità, del benessere e della soddisfazione. Il gioco all’aperto libera l’energia del bambino e crea in lui una piacevole sensazione di serenità e tranquillità. Secondo quanto emerso da uno studio condotto presso la Cornell University, i bambini che vivono in città e che trascorrono poco tempo a contatto con la natura hanno livelli più elevati di ansia e stress, rispetto a quelli che vivono in zone rurali, i quali, a loro volta, anche molto più resistenti alle avversità.

A tal proposito, due scrittrici britanniche, Jo Schofield e Fiona Danks, hanno scritto di recente un libro intitolato “Go Wild ­101 things to do outdoors before you grow up” (che tradotto significa “101 cose da fare all’aria aperta prima di diventare troppo grande”). Nel libro sono raccolte tutte le attività che i bambini possono fare usando la natura come vera e propria area giochi. Le attività spaziano da quelle più tradizionali a quelle più innovative quali nascondino, campana, palla avvelenata, mosca cieca, un due ­tre stella, ecc. Inoltre, per convincere i bambini a schiodarsi dal divano, PC e/o TV, gli Esperti del National Trust (Fondazione britannica nata per tutelare gli spazi verdi e i luoghi storici del Regno unito), considerate le basse percentuali di bambini che giocano all’aperto (1 su 10), hanno stilato un divertente elenco di attività da fare assolutamente prima dei 12 anni, tutte rigorosamente all’aperto.

Solo per citarne qualcuna:
● Arrampicarsi su un albero;
● Costruire un rifugio,
● Far volare un aquilone,
● Correre sotto la pioggia,
● Lanciare palle di neve,
● Rotolarsi giù per una collina,
● Organizzare una caccia al tesoro
● Mantenersi in equilibrio sul tronco di un albero caduto,
● Correre a braccia aperte a mo’ di deltaplano….ecc.

In virtù dei tanti benefici del gioco all’aperto, perché non organizzare, magari già nel prossimo weekend, una bella gita fuori porta con tutta la famiglia?

http://www.scuola.store/bambini­intellingenti­non­usano­tablet­ma­si­sporcano­nel­fango­arrampicano­sugli­alberi

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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