Il fascino discreto della Costituzione

Quattro passi fra le nuvole sotto il cielo del ‘47

di Maria Teresa Falbo

Il fascino discreto della Costituzione. Era il 27 Dicembre 1947 quando Enrico De Nicola, primo Presidente italiano, Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente e Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, promulgarono la Costituzione della nostra Repubblica. Il Regalo di Natale al Popolo Italiano, venne confezionato da tre uomini che certamente non avrebbero mai immaginato che un giorno la si potesse leggere con una certa tristezza nel cuore, una mestizia degna dell’umiltà di De Nicola, dal cappotto rivoltato, quasi una seconda pelle dell’avvocato penalista napoletano e liberale che rifiutò di percepire il suo stipendio mensile come Presidente, o dell’afflato patriottico del genovese Terracini che la definì “…un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa l’affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore”. Né mai avrebbe immaginato De Gasperi, per il quale ogni richiamo è superfluo, che i principi fondanti la Costituzione sarebbero stati così disattesi, così lontani dagli ideali e dall’etica che ne ispirarono la nascita.

Così l’Italia del piano Marshall, beneficiaria tra i Paesi europei del Piano Economico per la Ricostruzione dell’Europa, si avviava verso una nuova epoca, votata al rinnovamento e all’oblio dei disastri dell’ultima guerra. Furono sancite le direttrici, i rapporti e i principi, colti nella loro tradizione liberale e giusnaturalista, dando così inizio a quel “matrimonio” tra gli italiani e la loro identità nazionale fatta di valori, di rispetto e di solidarietà dei quali aveva anche disperato bisogno, per non incorrere nel “gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali”. Questa l’osservazione di George Marshall nell’annunciare la decisione degli Stati Uniti di Henry Truman in favore dell’Europa, oggetto degli ingenti aiuti che si sarebbero protratti fino al 1951. Ma la storia spesso, risponde ad una ciclicità diabolica cosicché oggi, alla luce della situazione generale del nostro Paese, quel lontano 27 dicembre 1947 fatto di uomini semplici e lungimiranti, coraggiosi e forse anche ingenui nel credere che le classi politiche future l’avrebbero osservata, la Costituzione, custodendone il patrimonio morale e culturale, ci sembra debba ancora venire. Perché, per quanto paradossale, dopo sessant’anni il deterioramento paventato da Marshall sembra essere giunto a destinazione. Come una cartolina spedita dal fronte o un pacco viveri disperso e mummificato. Sembra debba verificarsi di nuovo quel miracolo di concordia e rettitudine, quella sintesi di morte e di vita, passata attraverso le guerre e il sangue fratricida versato nelle opposte fazioni a livello nazionale, il nazismo e le staffette partigiane, la repubblica di Salò e i badogliani o la strage appena consumata di Portella della Ginestra, nel maggio dello stesso anno.

Sembra che ancora debba compiersi l’epoca nella quale i principi stabiliti nella Costituzione possano trovare il loro epicentro nel comportamento, nell’etica e negli ideali di nazione repubblicana e democratica ad opera della politica, cui viene demandato il compito. Oggi più che mai disatteso. Guardiamola più da vicino la Costituzione Italiana, potremmo scoprire che il suo valore attualmente è confinato ad una posizione estetica, dove il fascino del bello come ideale, se ne resta in disparte, schivo, nell’olimpico e muto distacco di chi, in esilio, si appella alla discrezione per non doversi misurare con la vergogna di chi l’ha dimenticata.

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Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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