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Che disgrazia i derivati!

Oggi tutto o quasi il nostro sistema finanziario è fondato su strumenti finanziari rischiosi

di Claudio Cavallo

I derivati, esistono ancora? Devono averli aboliti, dai, non è possibile che ci siano ancora. Si, da un giorno all’altro con una semplice comunicazione via email. “Signori da oggi si chiude, i vostri “derivati” potete buttarli nel cesso”. Che cosa sono, o che cosa erano (voglio pensare che non ci siano più, ma non è vero). In sostanza non sono altro che promesse e impegni di pagamento, delle cambiali insomma. Sofisticatissime cambiali che sono state rifilate dalla fantasia degli esperti di finanza a banche, fondi-pensione, grossi investitori privati ed altri scemotti in giro per il mondo. E’ pura e semplice speculazione attraverso la quale si vuole creare denaro. Un finto capitale, non vero, al di fuori di ogni semplice regola bancaria, che impone una proporzione tra capitale e creazione di liquidità. Questi contratti non sono mai scritti nei bilanci di nessuna entità, e molti sono privi di ogni regolazione, senza alcun controllo e sono stati per lo più comprati a credito. Uno stupido e pauroso mercato nero di «valori» che nessuno capisce e che la finanza ha accettato come «valori veri», sui quali espandere il credito o chiedendo o facendo prestiti.

Ora questa immondizia è nella “pancia” (espressione insopportabile) di infiniti enti, pubblici e privati e non sono negoziabili perché il mercato assegna loro (oggi) un valore prossimo allo zero. Un giornale inglese, il New Statesman ha scritto: <Questa emergenza sul cibo è cresciuta in un lampo. La ragione della cosiddetta ‘penuria alimentare’ è la speculazione sui futures sulle materie prime dovuta al collasso del mercato dei derivati. Gestori e amministratori, disperatamente alla ricerca di rapidi profitti, stanno sottraendo miliardi di dollari dalle azioni e dalle obbligazioni sui mutui e le gettano a comprare futures sul grano e sulle materie prime. Pensate per un momento che i derivati emessi sono dieci volte l’economia reale del mondo intero. Nella cosiddetta società di servizi, la sfera produttiva appare come un residuo di altri tempi, con le sue fabbriche, le sue miniere, le sue campagne, i suoi artigiani, i suoi artisti. Insomma tutto quel mondo produttivo fatto di capacità, di idee, di lavoro e di intelligenza. La creazione dei derivati, che è pura invenzione, è l’ultimo anello di una bomba ad effetto ritardato, perché troppi intermediari finanziari hanno “introdotto il gioco del lotto”, o la speculazione esasperata nei mercati finanziari. Nessuno sa più come possa finire questo intreccio, mentre le materie prime, e l’oro, moneta per eccellenza, prendono il volo>. Hai capito? C’è da stupirsi? Direi proprio di no.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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