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Se incontro un cane da guardia

Il cane da guardia ha straordinarie doti, bello e fedelissimo, è in possesso di un innato senso di controllo del territorio la cui tutela è da lui stesso ritenuta propria responsabilità. E’ un cane, legato profondamente alla casa nella quale abita e lo spazio antistante dove passa gran parte della giornata. Sviluppa verso quel luogo un grande senso di protezione; la territorialità è una delle sue caratteristiche.

E’ meraviglioso, non c’è che dire, e non c’è solo la casa a tenere a bada.

E se dovessimo incontrarne uno?

Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ’l muso; / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ’mperché  non sanno. (La Divina Commedia, Purgatorio)

E’ tempo di migrare, il gregge si raccoglie nel grande prato… un bel cagnone bianco lo fiancheggia e lo segue spingendo nella direzione indicata dal pastore che, fermo, guida il cane col fischietto e la voce.

Una voce alta o bassa, forte e sonora, altisonante o enfatica, dimessa o semplice; dipende!

Dal luogo e dal tempo.

Ha un carattere fiero il cagnone, connotato da grande coraggio e forte senso del dovere. La vita dura e solitaria condotta per anni, decenni, lo ha portato a sviluppare un modo di comportarsi così. Non sa fare altro.

E’ un buono, ama giocare e correre nei prati, la sera quando il gregge è nell’ovile addormentato.

In fondo non chiede altro che una ciotola piena e qualche momento da dedicare a se stesso. I nervi sono saldi, c’è attenzione, obbedienza, vigilanza, fedeltà. Ha un carattere combattivo il cagnone, e resistente.

Del resto è li per fare la guardia, preposto alla difesa del gregge perché rimanga unito, è il suo lavoro.

Non può dichiarare di conoscere qualcosa o qualcuno, non può accettare o ammettere ufficialmente e apertamente. Non gli è permesso.

Non ha indizi ne segni tali da far intuire o riconoscere una sovranità e indipendenza al gregge.

Come potrebbe? E’ qualcosa che lui stesso non ha e non conosce. Questa semmai, (la sovranità intendo) è un elemento “giuridico” costitutivo del pastore/stato non del cane.

E’ potere o autorità suprema. Per definizione, infatti, “sovrano” è chi non riconosce alcun potere sopra di sé.

Ora, la domanda è: qual è la giustificazione e il fondamento del potere?

Varie sono le teorie della sovranità, le concezioni che tentano di identificare le radici dalle quali il potere trae forza e nutrimento.

C’è una scuola “teocratica”, ovvero “il potere deriva da Dio”; una scuola “legittimista”, e cioè “il potere ha in se stesso il suo fondamento, per antica tradizione”; infine una scuola “democratica” che dice “la sovranità appartiene al popolo, il potere deriva dal popolo”, senza il quale (cioè senza un gregge) nessun potere è ammesso o riconosciuto al pastore.

Ma tutto questo è poca cosa, se nella moderna “civiltà dell’immagine” oltre la metà dei giovani del gregge esprime l’aspirazione a migliorare il proprio aspetto, al quale evidentemente viene attribuita molta importanza nelle varie occasioni della vita di società.

La domanda che sarebbe utile fare è: come comunicare la giustificazione del potere?

Può avere molteplici manifestazioni; può essere in forma di racconto, un romanzo, una novella, ma anche la fiaba e la favola, la cronaca, l’informazione, la satira, il memoriale, il mito, la parabola, la leggenda, la barzelletta, il teatro, il cinema, la televisione.

In tutto vi è narrazione, storia, un testo da scrivere, cioè uno o più eventi collegati tra loro e coinvolgenti persone, cose, luoghi e situazioni.

Può essere in forma di simboli; “l’immagine” produce mitologie, icone, sottoculture, divi.

Anche la povertà e la disperazione diventano simboli e come tali strumentalmente usati per conquistare e dominare. L’immagine è appassionante e seducente, guadagna la simpatia e la stima del gregge.

Gli “adepti” della “società dei consumi” sono sempre di più, di conseguenza non è poi cosi difficile mettere in scena un grande spettacolo multimediale di immagini, suoni e video.

Una volta tanto tempo fa, chi comandava su un gruppo, si sentiva sempre obbligato a mettere bene in chiaro il perché era lui a comandare e il perché era bene che continuasse a farlo.

I faraoni si attribuivano l’eredità del dio Ra “comando perché sono l’erede di dio”.

I re, più tardi, avevano l’approvazione dei papi, i quali a loro volta manifestavano il potere divino.

C’è anche un potere più cialtronesco, popolare, il quale si manifesta con le parole del grande Alberto Sordi nel film “Il marchese del grillo” e cioè: “io so io e voi nun sete un cazzo”.

I governanti, infine, l’elezione da parte del popolo.

Ma visto che oggi le elezioni possono esserci come possono non esserci, viene da pensare che il potere non si identifica più con “il governante” e che ci sia altro dietro nell’ombra, nascosto.

In realtà, “nell’ombra” è solo un modo di dire, perché tutto è sfacciatamente alla luce del sole, nessuno si nasconde più.

Un ex presidente del consiglio senza elezioni, ebbe a dire: “È possibile che le pecore pretendano di guidare il pastore nella buona direzione, assumendo anche il controllo del cane da pastore?” “Ci si può chiedere se la democrazia come noi la conosciamo e l’integrazione internazionale siano ancora compatibili”.

Si può essere più chiari, offensivi e oltraggiosi di così? La democrazia è un peso e un ostacolo.

Teniamo ben presente questo: tutti i cani sono potenziali predatori e in quanto tali reagiscono rincorrendo la preda nel momento in cui questa si dà alla fuga. Quindi, quando il cagnone ci viene incontro con atteggiamento aggressivo, anche se spaventati, non dobbiamo fuggire per nessun motivo. Anche se ringhia o abbaia, non dobbiamo mai lanciare pietre, agitare bastoni o altro cercando di apparirgli minacciosi: la situazione rischierebbe di peggiorare.

Con calma prendiamo in braccio i bambini o teniamoli per mano e stiamo li fermi. Parliamo con voce carezzevole, suasiva, accorata magari (sono molto sensibili a questo) facendogli capire che non siamo noi la minaccia.

Se lo vediamo non convinto delle nostre buone intenzioni, è consigliabile indietreggiare lentamente senza giragli la schiena, mai, in nessun caso. Dopodiché cerchiamo di trovare un percorso alternativo per proseguire il cammino a distanza di sicurezza dal gregge.

E’ un comportamento, questo, utile per uscire indenni dalla situazione. In ogni caso, la cosa migliore è evitare di avvicinarsi agli animali o, peggio ancora, cercare accarezzargli il capoccione; non facciamolo per nessuna ragione al mondo, lo metterebbe in allarme.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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