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Strane occasioni di lavoro

Le sfortune non arrivano mai da sole,  spesso c’è chi le aiuta

la testimonianza rispetta l’anonimato richiesto per ovvie ragioni di privacy

Parliamo spesso di lavoro, e questa è l’ennesima storia ai danni di un lavoratore.

Elisabetta ha cinquant’anni, un’età che il nostro sistema non ritiene degna di attenzione, sicuramente meno di giovani e giovanissimi alle prese con il lavoro nero e la precarietà, abbandonati a se stessi o alle loro famiglie che sicuramente non navigano nell’oro.

La sua storia risale a circa un anno e mezzo fa quando, alla ricerca di un lavoro, si rivolge a un’agenzia interinale alla quale lascia il suo curriculum vitae.

Ho sempre lavorato da precaria, ci specifica, facendo innumerevoli salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena per me, i miei ragazzi e mio marito, che guadagna pochissimo come fattorino. In attesa di essere chiamata dall’agenzia, mi presento a una società di servizi di Genova che so alla ricerca di personale. Con mia grande sorpresa, e dopo aver atteso molto a lungo, mi assumono. Ero davvero felice, perché col primo stipendio di 800 euro, avrei potuto finalmente pagare qualche debito, comprare le scarpe ai ragazzi e riempire il frigorifero.

Solo che il primo stipendio non è arrivato, e nemmeno il secondo. Non sarebbe arrivato nemmeno il terzo. Mi hanno tenuta lì dicendo che c’era in atto un cambio di gestione e che dovevo avere pazienza. Ne ho avuta per tre mesi poi mi sono rivolta al sindacato. Intanto cercavo e aspettavo gli esiti di una vertenza che è tutt’ora aperta, della quale, dopo un anno e mezzo, non so nulla né mi  viene detto  nulla, mi si parla genericamente di un fallimento della società e che devo ritenermi fortunata se mai riuscirò ad avere la cifra che avrebbero pattuito di 300 euro. Io, che avrei diritto a tre mesi lavorati e questo mi basterebbe, non conterei annessi e connessi ma si vede che reclamare i propri diritti è come chiedere la luna. Comunque in breve tempo, ricevo una chiamata dall’agenzia interinale che mi propone di vendere dei corsi di inglese, con postazione nell’apposito spazio di un centro commerciale e che potevo cominciare subito, a patto di versare 500 euro!

Mi sono molto arrabbiata, ricordo di aver pianto tutto il pomeriggio pensando a quanta speculazione viene fatta sulla pelle della gente.  Mi sono fatta coraggio non so come, per andare avanti. Io sono credente ma certe volte mi sembra che questo Dio se ne stia in un luogo troppo lontano dai patimenti della gente. Quel giorno ho voluto credere ancora. Quando arrivò la telefonata di un Call Center al cui annuncio avevo risposto qualche giorno prima, mi dissi che ero stata un’ingrata, perché Dio mi aveva risposto e potevo finalmente far fronte alle scarpe che ancora mancavano e alla bolletta della luce che nel frattempo mi avevano staccato. Inizio il pomeriggio stesso. Arriva la retribuzione del primo mese: 500 euro per sette ore al giorno. Non che si possano fare chissà quali spese con 500 euro ma avevo messo in preventivo l’apparecchio ortodontico per mio figlio più piccolo, per evitare lo spostamento in fuori dei denti e della mascella, col crescere.

Non essendo spese mutuabili, il dentista mi chiese una cifra da capogiro: 3 mila euro. Mi accordai per un minimo mensile che generosamente accettò. Aspettai così il secondo “stipendio” che non arrivò. Mi dissero di avere pazienza che mi avrebbero pagata entro due settimane. Pazientai e, trascorse le due settimane dalla scadenza del pagamento del secondo stipendio, chiesi di nuovo quanto mi spettava. L’avessi mai fatto: mi maltrattarono, mi dissero di andarmene che non c’era bisogno di una persona che pensa solo ai soldi! Roba dell’altro mondo.

Li ho denunciati sia ai carabinieri che al sindacato, per appropriazione indebita. Nulla di fatto. I sindacati non mi  hanno mai risposto, i carabinieri mi hanno detto che loro più che accogliere la mia denuncia non potevano fare. Sono rimasta a penare con la mia solitudine. Spesso ho pensato di farla finita, ma l’amore per i miei figli mi ha impedito un gesto estremo. Siamo stati sfrattati e maltrattati, ma ai giudici non importano i motivi per cui non si riesce a pagare un affitto: non è loro competenza, è un altro settore, dicono. Beh, grazie, lo sapevamo, ma quella sede competente non sembra esistere per chi vuole far valere i propri diritti. Ma già, di quali diritti si parla!

Non abbiamo trovato giustizia né dai sindacati né dalla Legge. Abbiamo vissuto per un po’ in casa dei miei suoceri. Un’abitazione piccolissima nella quale non ci si poteva muovere senza urtarci  l’uno contro l’altro. Poi, la fortuna di trovare un bilocale sulle alture grazie ad una conoscente dei miei suoceri. Oggi lavoro a nero, guadagno pochissimo, ma non perché sia sfruttata, chi mi dà questo poco di che vivere non può davvero pagarmi di più. Ma non denuncerò mai il lavoro nero: se la legge non è dalla mia parte, io non posso essere dalla parte della Legge.

teatroimpresa

Interessato al mondo della comunicazione e formazione in generale, (e in particolare al più importante mezzo di comunicazione di massa, come quello televisivo) nelle sue mille sfaccettature, in considerazione dell’importanza crescente che i processi di comunicazione acquisiscono nell'ambito della società moderna determinando così profondi cambiamenti nei modelli di comportamento e nelle relazioni sociali. Sono altresì interessato al processo di formazione dell'arte in una società tecnologicamente avanzata come la nostra, in cui la realtà virtuale è sempre più pressante e invadente. L’attività si sviluppa attraverso un’associazione che opera in continuità con la propria vocazione no profit e che incarna la vocazione alla partecipazione e alla ricerca presupposti irrinunciabili ai fini di una coerente ed efficace azione progettuale e una società dedicata alle componenti progettuali e gestionali dell’azione in campo culturale, e che consente una risposta più efficace e pertinente alla crescente domanda di un approccio imprenditoriale e di una visione aziendale nella gestione dei mercati culturali.

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