Un peccato per un venditore

Il peccato per un bambino è immaginarsi adulto e credere che i sogni si possano realizzare solo una volta raggiunta l’età. In realtà, questo, non è per niente un peccato ma un primo “leggerissimo”, inconsapevole stato di percezione del limite del nostro agire. Il vero peccato, forse, è aver dimenticato. Dimenticato che i boschi erano (e sono) sempre incantati, fino a quando qualcuno (un adulto di solito) non insinua che dietro un albero possa nascondersi un lupo affamato pronto a divorarci, oppure racconta di aver visto un uomo seduto lì, in fondo al viale, sulla roccia. E quando tu chiedi, chi è, ti rispondono che è un tipo brutto, vestito di nero che non aspetta altro che bambini cattivi e disubbidienti passino di lì per prenderli nel sacco.

I sogni, in ogni caso, per i bambini assumono una forma più grande del normale. La meraviglia è una costante, la maggiore delle emozioni.

Peccato che oggi, da grandi, all’entusiasmo e alla magnificenza, abbiamo sostituito le ansie e le preoccupazioni, perdendo di conseguenza la capacità di sognare. Non più un destino da modellare, ma il succedersi di eventi ritenuti preordinati e necessari, al disopra della nostra umana capacità di volere e di potere.

Siamo capaci di riprenderci quello che abbiamo lasciato e ritrovare tutto ciò che di meraviglioso si è dimenticato? Di vedere il bosco cosi come lo abbiamo sempre immaginato?

Al peccato, che è comunque la trasgressione di una norma, si vuole attribuire sempre un’origine divina o comunque non dipendente dagli uomini: il concetto di peccato si colloca sempre in ambito religioso, nella sfera del sacro. D’accordo, ma è sempre così? Uno in particolare è definito “originale” il quale consiste nel mangiare un frutto ritenuto proibito, strappato da un albero considerato dai più della conoscenza e del bene e del male.

Al sostantivo peccato possiamo anche abbinare l’aggettivo culturale: intendendo con questo qualcosa che ha a che fare con una storia, un tempo, una cultura. Ciò che ieri era peccato oggi non lo è più.

Ma ho parlato di un peccato per un venditore, mi pare. Ne ha? Quale potrebbe essere. Un venditore è chi impara a non distogliere l’attenzione dal target da colpire. E’ vigile, impeccabile. Chi riesce a fissare un punto senza deviare mai, né con lo sguardo né con la mente, può tutto, ha il mondo nelle sue mani! Ogni attimo ha un suo bersaglio da colpire. Deviare, ecco, il vero, unico peccato.