La Parabola dei ciechi

La Parabola dei ciechi è un dipinto a tempera su tela di Pieter Bruegel databile al 1568 circa.

Sei uomini ciechi e ben vestiti camminano in un percorso delimitato da un fiume da un lato e da un villaggio con una chiesa dall’altro. La faccia del primo, rovesciato sulla schiena, non è visibile: il secondo gira il capo durante la caduta, forse per evitare di ruzzolare con la faccia per terra. Il terzo uomo condivide il bastone con il secondo, dal quale verrà trascinato. Gli altri devono ancora inciampare, ma seguiranno inevitabilmente lo stesso destino: è solo questione di pochi passi. L’opera di Bruegel traduce in immagini la parabola evangelica del cieco che guida un altro cieco. “Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso”.

Cerchiamo disperatamente, cerchiamo qualcuno che sa e scopriamo che nessuno sa nulla! Scoprire che uomini rispettabili, meritevoli di essere rispettati… no, non parlo di uomini con anelli d’oro al dito, ma di coloro sinceramente degni e apprezzati. Non parlo di rispettabili mercanti che fanno affari d’oro con metodi sordidi, che nemmeno il Cristo del perdono e dell’amore, ai suoi tempi riuscì a trattenersi dal cacciarli dal Tempio senza alcuna esitazione, ma di gente onorata e perbene. Sono leader acclamati la cui voce cattura l’attenzione di lavoratori onesti e laboriosi in numero sempre maggiore, signori dall’aspetto grave, intelligente, con titoli e cariche prestigiose, determinati e decisamente convinti di poter dare agli uomini straordinarie verità su come vivere, ma soprattutto su come lavorare. Come il cieco immortalato da Bruegel, guidano gli altri pur non avendo la più pallida idea di dove stanno andando.

Li crediamo felici, consapevoli e liberi, prigionieri nei loro ruoli, siamo persuasi che la loro sia una vita invidiabile. Nel mondo delle apparenze tutto si vende per chi ha voglia di comprare. Il fascino del potere è irresistibile, in quanto descrive bene il mondo tanto da restarne invischiati con tutto il proprio Essere.